martedì 27 ottobre 2009

BOOKMARKS 
otto artisti, otto proposte, un percorso



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otto artisti, otto proposte, un percorso

28 ottobre – 14 dicembre 2009

Opening + dj Stra - 28 ottobre a partire dalle 18

I nostri bookmarks intendono proporre un percorso possibile nel lavoro di otto artisti emergenti, differenti per media impiegati e tematiche affrontate. L'idea di ricorrere al termine bookmark (segnalibro) ci pare utile proprio per indicare un itinerario fatto di pratiche eterogenee.
I bookmarks rappresentano, oggi, uno degli elementi costituenti della dimensione sociale della rete. Non solo elenchi e promemoria personali, ma strumenti di condivisione che vengono diffusi e scambiati per aprire nodi della rete e per allargare comunità.
Con questo spirito, oltre alle opere, nella mostra sarà inserito uno spazio in cui ogni visitatore potrà proporre i propri bookmarks artistici e consultare quelli degli altri. L'idea è quella di declinare lo spazio espositivo come social bookmarking, in cui non siano (come accade nei motori di ricerca) algoritmi a guidare la nostra navigazione, bensì scelte semantiche dei singoli visitatori.

____________English version____________

Our bookmarks want to suggest one possible path through the work of eight artists, different in terms of media and topics. The idea of using the term bookmark seems useful in order to describe an itinerary made of very different artistic approaches.
Bookmarks are today one of the constituent elements of the social dimension of the net. Not only lists and personal reminders, but actual instruments of sharing which can open the net to new knots and can enlarge existing communities.
Following this logic, besides the works of art, the exhibition will host a space in which every visitor will be free to write his/her personal art bookmarks and to read other’s suggestions.
The idea is that of thinking the exhibition space as a process of social bookmarking. This means that we are not using algorithms (as it happens with traditional search engines) to guide the navigation but rather a series of semantic choices of the single visitors.

Artisti



Osvaldo Galletti

Osvaldo Galletti è nato a Treviso nel 1980, si è laureato in filosofia all´istituto universitario Cà Foscari. Ha seguito alcuni corsi d´arte alla facoltà di architettura di Venezia. Tra le sue esperienze espositive: la partecipazione al workshop "Real Presence" a Belgrado, l’esecuzione di una performance alla Fondazione Mudima di Milano per L´associazione Takla e il progetto di una serie di costumi per la parata del carnevale Ambrosiano.
Giacomo Giovannetti
Giacomo Giovannetti e' nato a Senigallia il 4 febbraio 1983.
La sua opera nasce da un idea di arte che, dall'ombelico esterno dell'artista, passi al"coshco", ombelico interno del cosmo che nella tradizione Kechua rappresenta un baricentro possibile dove appoggiare la totalita'.
Cerca una prospettiva visiva che non escluda, una carezza alla frammentarietà delle nostre vite verso una pluri-identita' possibile: ludica, familiare, intima, multisessuale profondamente
passionale, animale, interculturale e sinceramente amichevole.
Vive ad Ambato, in Ecuador,dove sta creando un centro artistico per ragazzi che vivono in strada.

GRID

GRID è una collaborazione tra Paolo Caffoni (Italia1984) e Jose Roberto Shwafaty (Brasile 1977). GRID nasce a Milano nel 2008, ma oggi i suoi fondatori vivono a Berlino e S.Paolo. GRID affronta campi di lavoro differenti, il design critico, l’economia politica e le possibilità di distribuzione. I media impiegati vanno dalle conferenze, alle pubblicazioni agli interventi, fino ai progetti curatoriali

Stefano Lupatini
Nato a Brescia il 27 Novembre 1976. Vive e lavoro a Milano.
Si avvicina alla pratica artistica come autodidatta focalizzando l’attenzione soprattutto su artisti la cui ricerca trova applicazioni nell’ambito sociale e politico.
Mostre recenti: “I was a football player” Assab one, Milano (personale)
“L’urlo e il furore” Nowhere-gallery, Milano ( collettiva)


Fabrizio Perghem

La sua poetica si sviluppa partendo dall´estetica del vuoto, avvicinandosi sempre di più alle attitudini dell´Arte Povera e dei movimenti Postminimalisti. Usa preferibilmente materiali di scarto ed effimeri, scandagliandone le possibili qualità energetiche intrinseche. Esaltando il carattere empirico della scoperta, tenta, attraverso il tempo e lo spazio, di creare installazioni in-situ utilizzando gli archetipi del gesto. Usando la strategia della precarietà cerca di non ridurre il suo lavoro ad una forma finita, un oggetto privo di vita, ma in costante trasformazione, capace di contenere in sé il proprio superamento. Centrale è il tentativo di inserire il fattore dell´esperienza nella percezione del lavoro, in modo tale che lo spettatore possa ricostruirne il processo, puntando sul fatto che l´instabilità di qualsiasi atto di conoscenza alimenta il ruolo cognitivo dell´arte.

Giuliana Racco

Giuliana Racco è nata a Toronto, Canada, nel 1976. Attualmente vive e lavora tra Bologna e Venezia. Qui si è specializzata presso la facoltà di Design e Arti dello IUAV ed ha ottenuto l’assegnazione di uno studio dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Ha esposto in numerosi spazi e contesti internazionali. Il suo libro Survival English è pubblicato da Marguerite Waknine Editions (Angoulême, 2008). La sua pratica coinvolge una varietà di processi e di media, spesso implicando una riflessione a proposito di concetti quali tattiche di sopravvivenza, linguaggio e comportamenti.

Fabrizio Sartori

Fabrizio Sartori nasce a Roma dove studia architettura e pittura. A Madrid nel 2006 segue un corso di regia, lavora come educatore per l’infanzia ed inizia la collaborazione con alcune gallerie spagnole ed italiane. Da due anni vive a Venezia dove studia Arti Visive allo IUAV, ed è in procinto di laurearsi. Ha partecipato a diverse mostre e festival tra cui Quotidiana 09 a Padova ed il Festival della Bassa Risoluzione da poco conclusosi a Bari.

Videotrope + Marco Ceccotto
"Noi non esistiamo, tuttavia è possibile trovare delle prove sulle apparizioni di Videtrope presso www.videotrope.tv"
Marco Ceccotto
Vive e studia a Trieste. La sua ricerca sul suono si sviluppa in parallelo agli studi in ambito filosofico ed è attualmente orientata, da una parte, all’esplorazione di paesaggi sonori e dei rapporti tra azione, percezione e ambiente in sistemi complessi, e dall’altra, alla creazione di strumenti
elettronici autocostruiti e all’utilizzo di FLOSS (Free/Libre/Open
Source Software).

THE EMBASSY OF PIRACY – PADIGLIONE INTERNET – THE RAMALLAH SYNDROME



THE EMBASSY OF PIRACY – PADIGLIONE INTERNET – THE RAMALLAH SYNDROME


Opening and press conference, June 3, at 12am

Performances:
AIDS-3D, “Network of Love”, June 3, at 2.30pm

Final Pirate Party:
“Ramallah Syndrome Sound Performance”, June 6, at 9pm
Party, at 10pm
Events program in progress on:
www.sale-docks.org
www.padiglioneinternet.com
embassyofpiracy.org/
www.palestinecoveniceb09.org


THE EMBASSY OF PIRACY

Premessa
Il momento è epico, l’ecosistema d internet è messo alla prova e noi siamo chiamati a difenderlo. Vecchi regimi approvano nuove leggi e nuovi regolamenti per sostenere sistemi fallimentari che nessuno vuole davvero.
Internet, oggi, non è solamente una realtà virtuale, ma un network che può materializzarsi in forme diverse: nei tribunali, nei parlamenti, nelle reti telefoniche, ma anche nei memi, nella musica e nell’arte. Internet è una metodologia, non è un luogo.
L’idea della Embassy of Piracy ha preso forma quando The Pirate Bay è stata invitata alla Biennale di Venezia nel contesto dell’Internet Pavilion. Come ambasciata, il nostro compito è quello di rappresentare la libertà di Internet, dei suoi pirati e di promuovere lo stile di vita Kopimi.

L’ambasciata
L’ambasciata assume la forma moltiplicabile e modificabile della piramide. Attraverso il download del modello in carta, presente sul nostro sito, puoi materializzare l’ambasciata ovunque: negli spazi pubblici, nella foresta, al lavoro, a scuola, sul tuo tavolo da pranzo…
Ricordati, quando fondi un’ambasciata, sei legale all’interno del territorio di internet. Insieme moltiplicheremo le ambasciate in tutto il mondo. Condividi le tue foto dell’ambasciata su http://embassyofpiracy.org.
Tutti siamo l’Ambasciata e tutti siamo ambasciatori della libertà di internet nel mondo. Sta a noi diffondere, modificare e condividere questa avventura.
http://embassyofpiracy.org/

PADIGLIONE INTERNET

Alla cinquantatreesima biennale Biennale di Venezia sarà presentato un nuovo padiglione, il Padiglione Internet. Visto il tema della mostra di quest’anno, “Fare mondi”, è logico che l’internet venga rappresentato, per la prima volta, con un proprio padiglione.
Internet è una nuova parte del nostro mondo, mai rappresentata a Venezia, è un territorio differente rispetto ai padiglioni esistenti.
Internet non è definito da confini, nazionalità o da una lingua specifica. Internet è ancora nuova e si sviluppa ad una velocità tale che la sua legislazione, come il suo impatto sulle nostre vite, è in costante ridefinizione. Internet sta trasformando le nostre vite e i nostri sensi; sta trasformando il modo in cui ci comportiamo, comunichiamo, condividiamo informazioni e sviluppiamo idee. Siccome spesso si dice che l’arte faccia esattamente queste cose, c’è un interesse particolare nel presentare il Padiglione Internet alla Biennale.

Il padiglione è composto da due siti internet:
- www.PadiglioneInternet.com, ospita una collaborazione tra Miltos Manetas e Rafael Rozendaal. Aprirà il 3 giugno è come le sedi fisiche della Biennale, chiuderà i battenti a Novembre.
- www.Biennale.net, è il sito in cui si rende pubblica la discussione e la storia del progetto e, al tempo stesso, è l’ingresso per alcune mostre collaterali: tra queste: 
- "New Wave", an online show with a physical component featuring Petra Cortright (US), Harm Van den Dorpel (HO), Sinem Erkas (UK), Elna Frederick (US), Martijn Hendriks (NE), Parker Ito (US), Oliver Laric (AU), Guthrie Lonergan (US) and Pascual Sisto (US).
- The WikepediaArt Embassy costruita da Scott Kildall(US) and Nathaniel Stern (US). 
-Una mostra on line di artisti cinesi attivi in Internet. 
- AIDS-3D (US) con: "Network of Love" una performance che si terrà, anche fisicamente, al S.a.L.E, durante i giorni dell’opening. Gli inviti per questo evento saranno spediti via Twitter e Facebook.

- L’ultimo video di Aleksandra Domanovic(SE)

Infine, il 3 giugno, a partire dalle 12, al S.a.L.E., Christian Wassmann costruirà PAGES, un’architettura trasportabile, mobile e reticolare che l’architetto ha progettato per il Padiglione Internet.

Il Padiglione Internet è costruito in collaborazione con i musicisti inglesi Gnac (Marc Trammer) e Howie B e con la collaborazione dell’architetto Christian Wassmann. Il Design e i gadgets sono di M/M (Paris), il web design è di Marc Kremers e Thomas Eberwein del Digital Club di Londra. L’artista Greco residente a Londra, Miltos Manetas, è l’ideatore del progetto.
A cura di Jan Aman.
Prodotto dall’Art Production Fund.

http://padiglioneinternet.com

RAMALLAH SYNDROME PERFORMANCE

Sound System di Basel Abbas (aswatt) Ruanne Abourahme.
La performance è parte del progetto Ramallah Syndrome* presentato a Palestine c/o Venice da Sandi Hilal and Alessandro Petti in conversazione con Nasser Abourahme, Yazeed Anani, Laura Ribeiro, Reem Fadda, Omar Jabary-Salamanca e Yazan Khalili.


Palestine c/o Venice, Ex Convento Cosma e Damiano, Giudecca, Vaporetto fermata Palanca.
Opening reception: 6 Giugno, 5.00 pm.


*Il progetto esamina gli “effetti collaterali” del nuovo ordine spaziale e sociale emerso in Palestina dopo il collasso del “Processo di Pace di Oslo” e che si manifesta in una sorta di “allucinazione di normalità”, l’illusione di far coesistere libertà e occupazione. La serie di conversazioni è una critica associata alle forme di resistenza e soggiogazione alla condizione neocoloniale.

Ramallah Syndrome Sound-System inizia con una raccolta di materiali che confluiscono, rielaborati, in un’installazione sonora presentata al padiglione palestinese Palestine c/o Venice. La performance in programma al S.a.L.E. non è una replica, ma un ri-esame dell’opera. Un momento in cui riprendere parti dell’opera originale in un’esplorazione dinamica, in una sperimentazione di materiali trovati e d’archivio, registrazioni ambientali e musica elettronica.


http://ramallahsyndrome.blogspot.com/
www. Palestinecoveniceb09.org
www.decolonizing.ps
www.statelessnation.org

English version--------------------------------

THE EMBASSY OF PIRACY

Background
Time is epic, the ecosystem of the Internet is tested and we are here to defend it. Old regimes are passing new laws and new regulations to uphold a failing system that nobody really wants.
An internet today is not some virtual entity, but a network that can materialize in everything from court systems, parliaments and phone networks to memes, music and art systems. Internet is a methodology, not a place.
The idea of an Embassy of Piracy came up when Piratbyrån and The Pirate Bay got invited to contribute to first Internet Pavilion that will be part of this years Venice Biennial. As an Embassy our task is to represent the freedom of Internet and pirates of Internet and to promote the Kopimi way of life.

The Embassy
The Embassy has multipliable and modifiable form in shape of a pyramid. By downloading and printing out the foldable paper model you can make the Embassy materialize anywhere; in public spaces, in the forest, at work, school or on your dinner table or for your pets.
Remember, when you form an Embassy, you are legally within internet territory. Together we will multiply a growing number of Embassies all over the world. Share your photos of The Embassy on the http://embassyofpiracy.org
We are all the Embassy, we are all Ambassadors of the freedom of Internet. This adventure is ours to swarm, modify and share.
http://embassyofpiracy.org/

THE INTERNET PAVILION
At the 53rd Venice Biennial (opening to the public on 7th June), a completely new pavilion will be presented - the Internet Pavilion. With the theme for this year’s biennial, “Making Worlds”, it is only logical that the Internet is represented, for the first time, by a pavilion of its own.

The Internet is a new part of our world that has never been represented in Venice. It is a different territory from the existing pavilions. The Internet is not defined by physical or geographical borders, nationalities, or a specific language. The Internet is still new and is being developed with such speed that its legislation, as well as its impact on our lives, is under constant redefinition. The Internet is transforming our lives and senses; it is transforming the way we behave, communicate, share information and develop ideas.
As this is what we often say art does, it is of special interest to present the Internet Pavilion at the Venice Biennial.

The pavilion is composed by two websites: 
- www.PadiglioneInternet.com, hosts a collaboration by Miltos Manetas and Rafael Rozendaal. It will open on June 03 and similar to the physical buildings of the Exhibition, it will close down in November. 
- www.Biennale.net, holds the discussion and the history of the project and at the same time it is the "entrance" for a number of collateral exhibitions and projects. Among them: 
- "New Wave", an online show with a physical component featuring Petra Cortright (US), Harm Van den Dorpel (HO), Sinem Erkas (UK), Elna Frederick (US), Martijn Hendriks (NE), Parker Ito (US), Oliver Laric (AU), Guthrie Lonergan (US) and Pascual Sisto (US). 
- The WikepediaArt Embassy hosted by Scott Kildall(US) and Nathaniel Stern (US). 
- An online show with Chinese Internet artists. 
- AIDS-3D (US) will be holding a special "Network of Love" performance during the opening days. Invitations for this event will be send via Twitter and Facebook. 

- The latest video by Aleksandra Domanovic(SE)

Finally, on June 03, Christian Wassmann, will build "PAGES", the perfectly mobile (he brought it with him in the plane from NYC), absolutely habitable and amazingly "web" architecture he designed for the Internet Pavilion. A video that explains Mr. Wassmann mental process can be found here. 

The Internet Pavilion is built in collaboration with British composers, Gnac (Mark Tranmer) and Howie B and the Swiss/NY based architect Christian Wassmann. Design and propaganda objects are by M/M (Paris) and Web Design is by Marc Kremers and Thomas Eberwein of Digital Club, London. The Internet Pavilion is a project initiated by the Greek born, London based artist Miltos Manetas, curated by Jan Aman and produced by Art Production Fund.

http://padiglioneinternet.com

RAMALLAH SYNDROME PERFORMANCE

Sound System and visuals by Basel Abbas (aswatt) and Ruanne Abourahme.
The performance is part of the Ramallah Syndrome project* presented at Palestine c/o Venice by Sandi Hilal and Alessandro Petti in conversation with Nasser Abourahme, Yazeed Anani, Laura Ribeiro, Reem Fadda, Omar Jabary-Salamanca, Yazan Khalili.

Palestine c/o Venice Ex Convento Cosma e Damiano, Giudecca, Vaporetto Stop Palanca.
Opening reception: June 6 at 5.00 pm.

*The project examines the side effects of the new spatial and social order emerged in Palestine after the collapse of the “Oslo Peace Process” and manifested in a kind of ‘hallucination of normality’, the illusion of a co-existence of freedom and occupation. The series of conversations is a critique and potentiality associated with forms of resistance and subjugation to the neocolonial condition.

The Ramallah Syndrome Sound System is a re-examination of the material, picking up threads from the sound installation in a dynamic exploration and experimentation of ‘found’ footage, archive sample, audio-video location recordings, and heavy electronic music. This material is critically re-interpreted and imbued with new meaning through juxtaposition and multiple audio-video layering, allowing a narrative to emerge and for the audience to experience another level of the project. By ‘mashing-up’ and reconstructing what seem like disparate bits of film and audio emerges the possibility of critically and playfully illuminating the ruptured commonalities and connections between people and places in Palestine.

http://ramallahsyndrome.blogspot.com/
www. Palestinecoveniceb09.org
www.decolonizing.ps
www.statelessnation.org

Arte della sovversione



Arte della sovversione
A cura di Marco Baravalle
(Edizioni: Manifesto libri)

lunedì 6 aprile 2009

LA STORIA RIMOSSA DELL’ANOMALIA AUTONOMA VENETA

Presentazione del libro:

PROCESSO SETTE APRILE. Padova trent’anni dopo, voci della “città degna”


MERCOLEDI’ 8 APRILE 2009, ore 17.30

S.a.L.E. Docks – Magazzini del Sale – Zattere – VENEZIA


LUCA CASARINI (uno dei curatori)

e

ANTONIO NEGRI (uno degli autori)


ne discutono con:

MARCO BORGHI

(direttore, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea)

e

LUCA PES
(docente, Venice International University)




Il libro è una presa di parola collettiva dei tanti protagonisti di quella enorme e complessa operazione politico-giudiziaria contro i movimenti, che è passata alla storia come "processo sette aprile", dal giorno del 1979 nel quale scattarono a Padova e a Roma i primi arresti di docenti universitari, attivisti dell’Autonomia, studenti, sindacalisti, accusati di essere i vertici del terrorismo. Attraverso queste ed altre voci viene rievocato quel clima, caratterizzato dall’urgenza dello Stato e del Partito Comunista di cancellare il conflitto sociale che interessava da un decennio il nostro paese e che metteva in seria difficoltà il sistema dei partiti. Il “teorema Calogero”, dal nome del pubblico ministero della Procura padovana che condusse l’inchiesta, alla fine crollò come un castello di carte. Ma il carcere, la criminalizzazione delle realtà di movimento, dalle assemblee ai giornali, dai collettivi alle radio, aprirono una nuova stagione della Repubblica, impostata sulla vendetta giudiziaria come mezzo di risoluzione dello scontro sociale e politico. A distanza di trent’anni quelle voci che furono incarcerate riprendono a parlare.

domenica 8 marzo 2009

SPERIMENTAZIONI DESIDERANTI

Sedici video e un progetto di Gianfranco Baruchello

SPERIMENTAZIONI DESIDERANTI

’60 e ’70. Due decenni nel futuro

Opening giovedì 12 marzo alle 19

12 marzo - 18 aprile


Sperimentazioni desideranti è una rassegna di film e video di Gianfranco Baruchello che copre un lasso di tempo dal 1968 al 2008. A fianco dei video è presentata una documentazione del progetto Agricola Cornelia S.p.A. (1973-’81)

La mostra intende concentrarsi su una parte della produzione di Gianfranco Baruchello che, tra la fine degli anni Sessanta e per tutti gli anni Settanta, rispecchia e interpreta, in modo assolutamente originale, alcune delle istanze che furono proprie dei movimenti sociali che caratterizzarono quel periodo.

Il dato anticipatorio e sperimentale proprio di questi movimenti si interseca con il lavoro di Baruchello, grande innovatore di linguaggi, dando vita a pratiche artistiche “rivoluzionarie” che seppero però prescindere e superare sia la rappresentazione della politica che il discorso sulle politiche della rappresentazione.


Eventi :
2 Aprile--> Incontro con Gianfranco Baruchello.


8 Aprile--> Presentazione del libro “Processo sette aprile. Padova trent’anni dopo. Voci della città degna.”


16 Aprile--> Angelo Maj in concerto

Orario di apertura: dal mercoledì alla domenica, dalle 15 alle 20
Ingresso libero
Con il patrocinio del Comune di Venezia e del Piano Locale Giovani
A cura di Marco Baravalle


SPERIMENTAZIONI DESIDERANTI

di Marco Baravalle


E’ difficile trovare un titolo per Gianfranco Baruchello. Lo è perché la sua opera, ormai pluri-decennale, è priva di un centro, di una vicenda consequenziale e progressiva. Al contrario, appena ti sembra di aver colto il punto, lei scarta di lato, procede per fughe, strappi, accelerazioni, brusche frenate. La sensazione, messi di fronte alla necessità di nominare il lavoro di Baruchello, è quella di dover definire un panorama troppo vasto. Cosa c’è oltre l’orizzonte? 
Inoltre è un problema di scala. Da giorni ho l’impressione di essere troppo vicino o troppo lontano da Baruchello. La visione di insieme sacrifica le specificità, le specificità sacrificano qualcosa di un più di una panoramica generale. Ma cos’è questo qualcosa in più? Esattamente l’essere non nominabile dell’opera di Baruchello, carattere che travalica il suo compiuto eclettismo e che discende dall’adozione del pensiero del molteplice. 
Scrivere a proposito di questo artista, significa scrivere il nome molteplice, ma esso, nella sua dimensione testuale, nel supporto materiale (cartaceo o digitale), nella gabbia del significante, è come una cisterna che non regge più il peso del liquido interno, che preme per uscire, che fa saltare i bulloni, che inevitabilmente tracima.
Essa rifiuta la sintesi, rifiuta l’uno, rifiuta la definizione.
Perciò il dispositivo critico è in crisi. Perciò Carla Subrizi, in un saggio magistrale sul cinema di Baruchello, insiste sulla necessità di una contestualizzazione storica, piuttosto che sull’esame iconologico del complesso universo filmico dell’artista. 
In un passo particolarmente significativo, la studiosa sostiene che la riflessione sul medium, nel cinema di Baruchello, non possa esaurirsi in quanto semplice recupero di una pratica modernista e afferma: “alcune opere si sono poste dunque non all’interno di un storia del mezzo usato, ma al di fuori di essa, come ipotesi di un diverso modo di costituzione del linguaggio”.
E’in questo ambito post-mediale, in questo fuori, cioè dentro ad un esodo dalla disciplina istituzionale che può essere letta la vicenda storica dell’opera di Baruchello, in questa scelta decostruttiva dei linguaggi dominanti che è contemporanea costruzione di linguaggi altri. 
E’nell’essere estremamente privato e radicalmente politico, nell’attenzione verso il quotidiano, nella comprensione del lavoro artistico come creazione di nuove forme di vita che Baruchello diventa un interprete intelligente di alcune delle istanze più radicali che hanno caratterizzato i movimenti dei tardi anni Sessanta e di quasi tutti gli anni Settanta.
Gli anni delle lotte autonome e del rifiuto del lavoro di fabbrica, delle occupazioni e del femminismo. Gli anni della scoperta del valore politico delle forme di vita. Gli anni della sperimentazione, gli anni che (oltre la tragicità del terrorismo e della strategia della tensione) hanno restituito al desiderio la sua dimensione politica, sociale ed economica.
Questo è, senza alcun dubbio, Baruchello: uno sperimentatore desiderante, un ingegnere (o un agricoltore) del rizoma. Un artista poliedrico e pioniere (come nel caso del precoce utilizzo del video) che ha sempre evitato l’estetizzazione della politica ed ha trasceso l’ambito della politica della rappresentazione.
Baruchello è l’artista dei “mille piani”, è l’artista che libera il potenziale sovversivo del desiderio, il quale, una volta rassicurato della capacità del raggiungimento del proprio oggetto, si fa film, si fa pittura, happening, operazione concettuale, fotografia, processo, creando topografie di immagini, di testo, di linee, di movimento, di suoni, di ritmi e di tempi.
Baruchello, parafrasando il titolo di un famoso romanzo degli anni Settanta è l’artista che “vuole tutto”, essendo il desiderio la materia che intesse la trama del molteplice. 
Non è un caso, del resto, che il riconoscimento istituzionale a questo artista (pur apprezzato da personalità del calibro di Marcel Duchamp e John Cage) stia tardivamente giungendo solo in questi ultimi anni. 
Come non è un caso che l’operazione Agricola Cornelia S.p.a. (1973-1981), un processo artistico legato alla creazione e alla gestione di una vera e propria azienda agricola, tragga spunto, mascherato da ingenuo “ritorno alla terra”, dalla diffusione del rifiuto del lavoro come forma di lotta operaia.
“ L’agricoltura come arte magica riservata ad un sempre minor numero di individui che resistono alla seduzione del lavoro di fabbrica?” si chiede Baruchello nel’introduzione a “Agricola Cornelia S.p.a. 1973-‘81”, libro stampato in occasione di una mostra nel 1981 e elemento organico, sotto ogni aspetto, al complesso progetto artistico.
Di questa opera, di cui al S.a.L.E sarà presentata solo qualche documentazione (un frammento sotto forma di una serie di fotografie) deve essere ancora costruito il display definitivo. 
Del lungo racconto di Agricola Cornelia S.p.a. che è stato descritto nel libro How to imagine, pubblicato nella sua versione americana (ancora inedito in Italia), Sperimentazioni desideranti vuole affermare che “intanto se ne può parlare, far vedere qualche oggetto”. Agricola Cornelia è difficilmente riassumibile, se non nella sua logica di dispositivo rizomatico, di macchina tesa alla concatenazione dei differenti aspetti della vita dell’artista. Il tentativo di Baruchello è stato quello di creare una continua sintesi disgiuntiva tra il proprio lavoro di artista e quello di agricoltore in cui potessero co-implicarsi (senza uniformarsi) la pittura e il parto di un vitello, l’apicoltura e l’arte concettuale, il lavoro agricolo e il ready made.
Agricola Cornelia si può descrivere solo come un filo conduttore (durato sette anni) di una produzione eterogenea in cui la posta in palio è proprio il tentativo della riarticolazione dell’eterogeneo nel molteplice, oltre alla ricerca di nessi tra valore d’uso e valore di scambio, delle produzioni dell’artista e dell’agricoltore. 
Dentro a quest’opera è possibile isolare una serie sorprendente di temi di interesse artistico. Il tema dell’abbietto, ad esempio, rintracciabile nella fascinazione di Baruchello rispetto alla terra che si trasforma in fango-brodo primordiale, oppure il tema dell’agricoltura come attività regolata dal caso (dalla meteorologia, dai capricci della natura), dunque il lavoro agricolo come anti-lavoro, al pari della casualità dadaista come anti-arte. Infine, il tema dell’interdisciplinarietà, del limite, rintracciabile nella descrizione dell’agricoltore come “fabbro-elettricista-falegname-idraulico-muratore”.
Insomma, Agricola Cornelia è preziosa poiché, come afferma l’artista stesso, “è un calco imperfetto del lavoro di Baruchello dal 1973 all’81”. E’ il tentativo, naturalmente a-sistematico, di comunicare la dimensione del rizoma, quella dimensione che è la cifra della sua inafferrabilità e, in fondo, di un desiderio.

lunedì 2 febbraio 2009

OPEN#1 Dal 5 al 28 febbraio

S.a.L.E.-Docks

Giovedì 5 febbraio dalle 18
Inaugurazione + No Seduction Dj set

S.a.L.E.-Docks inaugura Open#1.
Trentasette artisti, selezionati sulla base di un bando aperto, propongono un percorso tra fotografia, pittura, installazione e video.
Open approda alla sua seconda edizione con l'intenzione di mettere a disposizione di un gruppo di artisti emergenti i Magazzini del Sale, dunque offrendo uno spazio di visibilità all'interno di una città ricca di fermento, ma spesso poco fiduciosa nella possibilità di puntare sulle proprie potenzialità creative.
Se, da un lato, Open#1 ricalca il classico schema delle mostre costruite attorno ad un bando, dall'altro, si differenzia per le modalità della selezione.
Infatti, questa non è stata appannaggio esclusivo di uno o più esperti.
La parte della giuria, in questo caso, è stata assunta dall'interezza del gruppo di gestione del sale.
Un gruppo aperto, in cui la competenza si costruisce orizzontalmente a partire dall'articolazione delle competenze di ognuno, in un'ottica di un'implementazione potenzialmente infinita.
Dunque, la volontà di proporre uno spazio aperto alla fruibilità di un gruppo di artisti, si accompagna ad una metodologia di produzione (di eventi e di discorso) che vede le energie creative di Venezia (studenti, artisti, ricercatori, grafici, operatori museali, lavoratori del settore della cultura) protagoniste in prima persona della creazione di ciò che le riguarda, della sua messa in mostra e della riflessione intorno al nodo di ciò che significa produrre cultura all'interno di un determinato contesto.
Si tratta di problematiche complesse rispetto a cui il S.aL.E. Si pone come arena permanente di confronto. Open#1, dal canto suo, è un'importante conseguenza di questo modo di porsi e, allo stesso tempo, un nuovo punto di partenza per altre riflessioni possibili.

Web: saledocks.blogspot.com (nuovo sito in costruzione)
mail: saledocks@gmail.com


ARTISTI

Enzo Comin

Matteo Quinto

Alberto Scodro

Claudia Rossini

Lorenzo Bianchini

Aleksander Veliscek

Andrea Fabbro

Paola Pasquaretta

Marianna Marchioro

Ugo Carmeni

Gianluca Ferrari

Kilroy

Charles Heranval

Miriam Ferrari

Viola Braunizer e Bernard Blanc

Martina Coral

Claudia Vatteroni

Luca Pagani

Osvaldo Cibils

Giordano Rizzardi

Marco Strappato

Irma Vecchio

Aleph Tonetto

Nervo&Tes Gennaro Rino Becchimanzi e Paola Setti

Mentore Veneziani

Alberto Magrin

Giulio Jugovach

Francesco Zorzella

Giulio Zanet

Tanina Cuccia

Maurizio Di Zio

Francesco Burlando

Chiara Merlo

Linda Carrara

Marzia Gallinaro

Marcello Tedesco

Marianna Anoardi

OPEN#1