lunedì 2 febbraio 2009

Multiversity - L’arte della sovversione

16-17-18 maggio2008

L’evento “Multiversity, ovvero l’arte della sovversione” nasce da un lavoro congiunto di Uni.Nomade e S.a.L.E. (Signs and Lyrics Emporium), tra una rete transterritoriale di militanti e ricercatori impegnati nell’analisi critica dei temi della contemporaneità e uno spazio autogestito, S.a.L.E. docks, nato alcuni mesi fa a Venezia con lo scopo di intervenire praticamente sul terreno della produzione culturale. Terreno che, non solo a Venezia, si è ormai affermato quale ambito privilegiato per gli attuali processi di valorizzazione del capitale.

Se infatti ci si concentra sull’arte contemporanea, tale indiscutibile importanza è riscontrabile su almeno tre livelli.
Il primo è quello del ruolo centrale che beni immateriali e saperi, creatività e affetti, attitudini relazionali e comunicative vengono ad assumere per le forme contemporanee del modo di produrre: la produzione artistica non può sfuggire a questa centralità.
Il secondo è quello del rapporto tra produzione culturale e metropoli, dove l’intreccio tra urbanistica e architettura, moda e design, arte e letteratura, in quello spazio produttivo sociale per eccellenza che sono i bacini urbani, diviene da un lato elemento cruciale nei processi di soggettivazione attraverso i quali si costituisce la molteplicità di forme di vita che li abitano, dall’altro fattore decisivo per definire il posizionamento strategico di ciascuna area metropolitana nella competizione economica tra città globali.
Il terzo è quello del rapporto tra mercato dell’arte e capitale finanziario: a livello globale, banche e multinazionali sono tra i principali investitori in un settore che appare oggi come l’unico a non essere neppure sfiorato dalla crisi che investe il sistema mondiale della circolazione di denaro.

Ciò che vediamo all’opera è un complesso apparato di cattura, che il capitale ha messo in campo nei confronti dei flussi plurali di produzione culturale informale, a partire dall’appropriazione della capacità cooperante di singole intelligenze e singoli modi di vita, per assicurarsi la messa a valore di quello che è stato definito il “capitale simbolico collettivo”. La complessità di queste dinamiche dipende da un duplice meccanismo di sfruttamento, il cui primo aspetto è costituito dalle gabbie della proprietà intellettuale e da ogni ulteriore momento di privata appropriazione del sapere sociale generale, mentre il secondo è quello del rapporto parassitario che viene a stabilirsi nei confronti della produzione creativa da parte di quegli interventi speculativi, che si determinano nel corpo della metropoli là dove si costruiscono istituzioni statali e private, grandi eventi e fiere legati all’arte, distretti e meta-distretti culturali.

Ciò in cui l’esperienza del S.a.L.E. vuole immergersi criticamente, ciò che l’evento Multiversity ha deciso di affrontare problematicamente, si chiama “fabbrica della cultura”, ovvero il luogo della valorizzazione del capitalismo cognitivo, ma che tale è solo nella misura in cui è, prima di ogni altra cosa, il luogo della potenza della soggettività creativa, dell’espressione delle moltitudini, e, di conseguenza, lo spazio di un quotidiano corpo a corpo tra libertà della creazione e autonomia della cooperazione, da un lato, e dispositivi del dominio e dello sfruttamento di questa potenza produttiva, dall’altro. E’ alla luce di ciò che, all’interno di Multiversity, verranno presentati, discussi e confrontati con le più avanzate esperienze europee e globali i primi risultati, seppur parziali, di un’inchiesta sul precariato cittadino legato all’arte contemporanea e al lavoro immateriale. Qui, la questione principale è quella della comprensione dei comportamenti diffusi e delle modalità d’intervento che possono trasformare una composizione sociale, già centrale nelle forme di produzione contemporanee, in una composizione politica. Verrà inoltre affrontato il nodo del ruolo che la formazione universitaria, per un verso, e le reti della comunicazione, per un altro, svolgono all’interno della più complessiva organizzazione del lavoro nella “fabbrica della cultura”.

Premessa indispensabile a questa discussione è il confronto intorno all’arte contemporanea intesa come “istituzione sociale allargata”: dalla vicenda storico-artistica che ha spinto l’arte del Dopoguerra dallo spazio trascendentale della specificità mediale allo spazio sociale con i suoi rapporti di forza, alle relazioni che si stabiliscono tra arte, movimenti sociali e attivismo culturale al di fuori di ogni retorica avanguardistica, ai modi della cattura da parte del sistema artistico istituzionale e dei circuiti della finanziarizzazione nei confronti di un vasto patrimonio di pensiero critico e di modi di vita conflittuali. Per queste ragioni, l’evento Multiversity sarà articolato in tre sessioni seminariali:

*1. Arte e attivismo*
Si intendono qui problematizzare la vicenda storica e le forme contemporanee dell’intreccio tra arte e attivismo. Alcune delle domande da cui partire saranno le seguenti. Attraverso quale percorso si è passati da una concezione dell’opera come trascendenza ad una concezione della stessa come oggetto, processo o dinamica in grado di intervenire all’interno dello spazio-tempo dell’uomo e, successivamente, all’interno dei processi sociali? Come si è passati da un criterio di giudizio dell’opera basato su di una topografia delle sue caratteristiche materiali ad uno fondato, invece, sull’analisi della sua funzione, ovvero della sua efficacia in termini sociali? Come funziona oggi, in epoca postfordista, l’arte attivista? Qual’è, una volta abbandonata ogni retorica avanguardista, la posizione dell’arte e degli artisti rispetto ai movimenti?

*2. Arte e mercato: tra libertà creativa e cattura finanziaria*
Questo secondo punto deve necessariamente muovere da una raccolta di dati sulle dimensioni del mercato dell’arte e dal suo rapporto con il capitale finanziario. L’arte viene qui assunta come esempio di valore paradigmatico a causa di un paradosso estremo che la interessa: se il lavoro artistico esprime un livello massimo di libertà creativa, allo stesso tempo esso subisce la massima fissazione all’interno del capitale finanziario.

*3. Arte e moltitudine: per l’inchiesta su composizione sociale, conflitti e organizzazione del lavoro vivo dentro la “fabbrica della cultura”*
In questa sezione andrà affrontato il nodo dei rapporti tra singolarità e moltitudine, e tra produzione individuale e costruzione del comune. Due sono i piani di ricerca su cui procedere parallelamente. Il primo è storico-artistico e riguarda i tentativi che, a partire dagli anni Sessanta, sono stati sviluppati dagli artisti in risposta alla retorica del genio individuale, fino alle attuali piattaforme di produzione collettiva legate alla affermazione e alla diffusione dell’hacking sociale. Il secondo piano riguarda l’inchiesta rispetto alla composizione sociale del precariato cresciuto attorno all’indotto dell’industria culturale. Dagli studenti nei circuiti della formazione ai precari delle cooperative che si occupano di logistica e allestimento, agli stagisti, ai networkers, ai consulenti a progetto e a partita Iva fino a quel ceto globale di artisti e di figure professionali intenzionate a divenire parte integrante del sistema internazionale dell’arte. Di tutta questa ampia galassia sociale dovremo indagare condizioni materiali di vita e di lavoro, bisogni e aspirazioni, desideri e possibili rivendicazioni. Tutto questo per arrivare al punto chiave: come trasformare questa composizione sociale in una composizione politica?

Audio e abstract del seminario

http://www.globalproject.info/art-16007.htmlt-16007.html

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